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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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Montorio Rel. di Colonia 1624.

viso della mia mossa, mi fu significato non esser piu necessa-
ria la mia persona, poiche la conclusione del negotio era ritar-
data da piu alta cagione che dal mancamento del consenso de'
principi ivi adunati, e che il vedersi ivi compariti tanti ministri
apostolici havrebbe accresciute le difficolta, mettendosi in gelo-
sia li protestanti, come che quella traslatione fu trattata piu to-
sto come materia di religione che di stato. Mi rimasi percio
d'andarvi, tanto piu che il Magontino, che come degano del
collegio elettorale era quasi arbitro del negotio, praticato da me
alcuni mesi prima, stava costante nell' offerta fattami di voler
secondare la mente del papa e dell' imperatore. Li deputati di
Treveri havevano ordine dal suo principe, datoli a mia istanza,
di non iscostarsi dalle deliberationi del Magontino e del Colo-
nicense. Io non staro qui a divisare a V. Beatne le difficolta
che incontrai per disporre il Magontino a consentire a detta
traslatione: perche hora diceva abborrire la citta di Ratisbona
come d'aria nemica alla sua sanita, hora diceva trovarsi esau-
sto di denari e da non potere supplire alle spese che ivi gli sa-
ria convenuto di fare, hora che il negotio non era maturo, non
essendoci il consenso di Spagna e di Sassonia, hora temeva le
minacce del re d'Inghilterra, di Dania e di altri settarj, hora
affermava che quella traslatione havrebbe accesa nuova e piu
cruda guerra in Germania, con danno evidente della religione
cattolica, mentre i principi ecclesiastici, che havevano portato
fino all' hora e dovevano portare per l'avvenire il peso, esausti
per le contributioni passate alla lega, spogliati d'ogni loro ha-
vere dall' insolenze e rubamenti non meno de' nostri che de'
nemici soldati, non solo non potevano ne havevano modo di ap-
parecchiarsi a nuova guerra, ma erano ridotti ad estremita tali
che erano costretti licentiare le proprie famiglie a vivere quasi
privatamente: non lasciava di porre in consideratione il duca
di Neoburgh, come piu prossimo di sangue al palatino, la cui
persona non havrebbe recata tanta gelosia a protestanti, che te-
meano la grandezza del Bavaro, a cui conforme le costitutioni
imperiali secondo la bolla aurea come a piu prossimo doveasi
quella dignita, nella quale il medesimo duca haveva protestato
non volere consentire sino all' ultimo spirito che altri fosse a
se preferito: basta che in quattro o cinque giorni che mi trat-
tenni con lui in Acciaffemburgo, dopo lunghi discorsi fatti in
voce et in iscritto, ottenni la risolutione che io desiderava. La
traslatione fu fatta, et ancora si mantiene. Il palatinato e in
parte occupato dal Bavaro, in parte da Spagnuoli, ne altro re-
sta al palatino che la citta di Franchinthal depositata in certo
tempo in mano della serenissima infanta di Fiandra con concerto
del re Inglese.

Mentre per detto negotio io ero in Acciaffemburgo, giunse
ivi la nuova della presa di Adilbergh: et havendo io gia fatto
officio per commissione di Sua Sta col sigr duca di Baviera per
la libreria Palatina et havendone havuta offerta, mandai subito
un' espresso al sigr conte di Tilly, facendoli istanza per la con-

Montorio Rel. di Colonia 1624.

viso della mia mossa, mi fu significato non esser più necessa-
ria la mia persona, poiche la conclusione del negotio era ritar-
data da più alta cagione che dal mancamento del consenso de’
principi ivi adunati, e che il vedersi ivi compariti tanti ministri
apostolici havrebbe accresciute le difficoltà, mettendosi in gelo-
sia li protestanti, come che quella traslatione fu trattata più to-
sto come materia di religione che di stato. Mi rimasi perciò
d’andarvi, tanto più che il Magontino, che come degano del
collegio elettorale era quasi arbitro del negotio, praticato da me
alcuni mesi prima, stava costante nell’ offerta fattami di voler
secondare la mente del papa e dell’ imperatore. Li deputati di
Treveri havevano ordine dal suo principe, datoli a mia istanza,
di non iscostarsi dalle deliberationi del Magontino e del Colo-
nicense. Io non starò qui a divisare a V. Beatne le difficoltà
che incontrai per disporre il Magontino a consentire a detta
traslatione: perche hora diceva abborrire la città di Ratisbona
come d’aria nemica alla sua sanitâ, hora diceva trovarsi esau-
sto di denari e da non potere supplire alle spese che ivi gli sa-
ria convenuto di fare, hora che il negotio non era maturo, non
essendoci il consenso di Spagna e di Sassonia, hora temeva le
minacce del re d’Inghilterra, di Dania e di altri settarj, hora
affermava che quella traslatione havrebbe accesa nuova e più
cruda guerra in Germania, con danno evidente della religione
cattolica, mentre i principi ecclesiastici, che havevano portato
fino all’ hora e dovevano portare per l’avvenire il peso, esausti
per le contributioni passate alla lega, spogliati d’ogni loro ha-
vere dall’ insolenze e rubamenti non meno de’ nostri che de’
nemici soldati, non solo non potevano nè havevano modo di ap-
parecchiarsi a nuova guerra, ma erano ridotti ad estremità tali
che erano costretti licentiare le proprie famiglie a vivere quasi
privatamente: non lasciava di porre in consideratione il duca
di Neoburgh, come più prossimo di sangue al palatino, la cui
persona non havrebbe recata tanta gelosia a protestanti, che te-
meano la grandezza del Bavaro, a cui conforme łe costitutioni
imperiali secondo la bolla aurea come a più prossimo doveasi
quella dignità, nella quale il medesimo duca haveva protestato
non volere consentire sino all’ ultimo spirito che altri fosse a
se preferito: basta che in quattro o cinque giorni che mi trat-
tenni con lui in Acciaffemburgo, dopo lunghi discorsi fatti in
voce et in iscritto, ottenni la risolutione che io desiderava. La
traslatione fu fatta, et ancora si mantiene. Il palatinato è in
parte occupato dal Bavaro, in parte da Spagnuoli, nè altro re-
sta al palatino che la città di Franchinthal depositata in certo
tempo in mano della serenissima infanta di Fiandra con concerto
del re Inglese.

Mentre per detto negotio io ero in Acciaffemburgo, giunse
ivi la nuova della presa di Adilbergh: et havendo io già fatto
officio per commissione di Sua S col sigr duca di Baviera per
la libreria Palatina et havendone havuta offerta, mandai subito
un’ espresso al sigr conte di Tilly, facendoli istanza per la con-

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[410/0422] Montorio Rel. di Colonia 1624. viso della mia mossa, mi fu significato non esser più necessa- ria la mia persona, poiche la conclusione del negotio era ritar- data da più alta cagione che dal mancamento del consenso de’ principi ivi adunati, e che il vedersi ivi compariti tanti ministri apostolici havrebbe accresciute le difficoltà, mettendosi in gelo- sia li protestanti, come che quella traslatione fu trattata più to- sto come materia di religione che di stato. Mi rimasi perciò d’andarvi, tanto più che il Magontino, che come degano del collegio elettorale era quasi arbitro del negotio, praticato da me alcuni mesi prima, stava costante nell’ offerta fattami di voler secondare la mente del papa e dell’ imperatore. Li deputati di Treveri havevano ordine dal suo principe, datoli a mia istanza, di non iscostarsi dalle deliberationi del Magontino e del Colo- nicense. Io non starò qui a divisare a V. Beatne le difficoltà che incontrai per disporre il Magontino a consentire a detta traslatione: perche hora diceva abborrire la città di Ratisbona come d’aria nemica alla sua sanitâ, hora diceva trovarsi esau- sto di denari e da non potere supplire alle spese che ivi gli sa- ria convenuto di fare, hora che il negotio non era maturo, non essendoci il consenso di Spagna e di Sassonia, hora temeva le minacce del re d’Inghilterra, di Dania e di altri settarj, hora affermava che quella traslatione havrebbe accesa nuova e più cruda guerra in Germania, con danno evidente della religione cattolica, mentre i principi ecclesiastici, che havevano portato fino all’ hora e dovevano portare per l’avvenire il peso, esausti per le contributioni passate alla lega, spogliati d’ogni loro ha- vere dall’ insolenze e rubamenti non meno de’ nostri che de’ nemici soldati, non solo non potevano nè havevano modo di ap- parecchiarsi a nuova guerra, ma erano ridotti ad estremità tali che erano costretti licentiare le proprie famiglie a vivere quasi privatamente: non lasciava di porre in consideratione il duca di Neoburgh, come più prossimo di sangue al palatino, la cui persona non havrebbe recata tanta gelosia a protestanti, che te- meano la grandezza del Bavaro, a cui conforme łe costitutioni imperiali secondo la bolla aurea come a più prossimo doveasi quella dignità, nella quale il medesimo duca haveva protestato non volere consentire sino all’ ultimo spirito che altri fosse a se preferito: basta che in quattro o cinque giorni che mi trat- tenni con lui in Acciaffemburgo, dopo lunghi discorsi fatti in voce et in iscritto, ottenni la risolutione che io desiderava. La traslatione fu fatta, et ancora si mantiene. Il palatinato è in parte occupato dal Bavaro, in parte da Spagnuoli, nè altro re- sta al palatino che la città di Franchinthal depositata in certo tempo in mano della serenissima infanta di Fiandra con concerto del re Inglese. Mentre per detto negotio io ero in Acciaffemburgo, giunse ivi la nuova della presa di Adilbergh: et havendo io già fatto officio per commissione di Sua Stà col sigr duca di Baviera per la libreria Palatina et havendone havuta offerta, mandai subito un’ espresso al sigr conte di Tilly, facendoli istanza per la con-

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 410. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/422>, abgerufen am 21.11.2024.