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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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Andrea Nicoletti

della chiesa: onde talvolta prorompeva in parole acerbe, come
se fossero stati senza pieta, senza religione e senza legge, et
implorava dal cielo giusta vendetta per vederli da dio gastigati
prima di morire o almeno pentiti. Gia, come altrove si e detto,
si era con loro fatta la pace, firmata dalla Sta Sua e sottoscritta:
ma in essa non venivano li due cardinali Barberini ne compresi
ne nominati: onde le creature piu fedeli giudicarono che men-
tre la casa Barberina era per la vita del papa ancora temuta,
si dovesse impiegare ogni industria perche i principi Italiani
li dichiarassero inclusi nella medesima pace. Et il cardinal
Bicchi, che agli stessi principi ando plenipotentiario per parte
di Francia, affermo che per non essere certi della morte del
papa non sarebbero stati lontani dal trattarla e dall' accettarla.
Ma il cardinal Barberino con ordini precisi vietollo, ordinando
al Bicchi che di cio non ne trattasse punto, ancorche i principi
spontaneamente gliel'havessero offerto; ne volle mai sopra di
cio sentire consigli di alcuno, allegando per ragione che il vo-
lere loro essere inclusi ne' capitoli della pace e nominati in essa
altro non era che un farsi dichiarare per autori di havere mossa
la guerra, conciossiacosache ne' trattati di pace non sia mai so-
lito ne si costumi di nominare i ministri, ma i principi e capi
che a parte della guerra sono venuti.

Vacavano in quel tempo, come dianzi fu detto, otto luoghi
nel sacro collegio de' cardinali: onde grande era l'agitatione in
che stava la corte, potendo cosi gran numero cagionare non pic-
ciola mutatione nelle cose de' capi di fattioni gia stabilite. II
papa, come piu volte disse a noi il cardinale Barberino, deside-
rando che i cardinali fossero in maggiore estimatione e meglio
proveduti di entrate, penso di ridurre con particolare constitu-
tione tutto il sacro collegio al numero di cinquanta: onde stava
fisso in non fare altra promotione. Barberino pero, conoscendo
che col lasciare tanti luoghi vacanti non havrebbe il papa otte-
nuto l'intento et havrebbe servito d'ingrandimento alla fattione
del successore, piu volte supplicollo che si lasciasse vincere dal
consentimento comune in promuovere tanti soggetti che vi erano
meritevoli della porpora. Ma il tutto gli riusci vano, rispon-
dendogli il papa di non volere che alcuni de' suoi successori col
suo esempio potessero nel fine della vita privatamente senza de-
coro e stando in letto creare cardinali, e che questo esempio da
Gregorio Decimoquinto ricevuto haveva e voleva con uguale glo-
ria lasciare a' posteri. Vi si adoperarono altri personaggi e
particolarmente il cardinale de Lugo, il quale per rendere effi-
caci l'istanze del cardinale Barberino suggeri al papa il decreto
concistoriale delli tre cardinali fatti gia spedito dopo il conci-
storo in cui fu fatta l'ultima promotione, e che il cardinale Bar-
berino come vicecancelliere era obbligato a ricordarlo a Sua
Sta, non perche promovesse, come fu il caso di Gregorio, ma
solo accioche dichiarasse i cardinali gia creati e riservati in
petto, la quale publicatione a tutto il sacro collegio pareva ra-
gionevole, ne vi era bisogno di altro concistoro. Ma il papa,

Andrea Nicoletti

della chiesa: onde talvolta prorompeva in parole acerbe, come
se fossero stati senza pietà, senza religione e senza legge, et
implorava dal cielo giusta vendetta per vederli da dio gastigati
prima di morire o almeno pentiti. Già, come altrove si è detto,
si era con loro fatta la pace, firmata dalla S Sua e sottoscritta:
ma in essa non venivano li due cardinali Barberini nè compresi
nè nominati: onde le creature più fedeli giudicarono che men-
tre la casa Barberina era per la vita del papa ancora temuta,
si dovesse impiegare ogni industria perche i principi Italiani
li dichiarassero inclusi nella medesima pace. Et il cardinal
Bicchi, che agli stessi principi andò plenipotentiario per parte
di Francia, affermò che per non essere certi della morte del
papa non sarebbero stati lontani dal trattarla e dall’ accettarla.
Ma il cardinal Barberino con ordini precisi vietollo, ordinando
al Bicchi che di cio non ne trattasse punto, ancorche i principi
spontaneamente gliel’havessero offerto; nè volle mai sopra di
cio sentire consigli di alcuno, allegando per ragione che il vo-
lere loro essere inclusi ne’ capitoli della pace e nominati in essa
altro non era che un farsi dichiarare per autori di havere mossa
la guerra, conciossiacosache ne’ trattati di pace non sia mai so-
lito nè si costumi di nominare i ministri, ma i principi e capi
che a parte della guerra sono venuti.

Vacavano in quel tempo, come dianzi fu detto, otto luoghi
nel sacro collegio de’ cardinali: onde grande era l’agitatione in
che stava la corte, potendo così gran numero cagionare non pic-
ciola mutatione nelle cose de’ capi di fattioni già stabilite. II
papa, come più volte disse a noi il cardinale Barberino, deside-
rando che i cardinali fossero in maggiore estimatione e meglio
proveduti di entrate, pensò di ridurre con particolare constitu-
tione tutto il sacro collegio al numero di cinquanta: onde stava
fisso in non fare altra promotione. Barberino però, conoscendo
che col lasciare tanti luoghi vacanti non havrebbe il papa otte-
nuto l’intento et havrebbe servito d’ingrandimento alla fattione
del successore, più volte supplicollo che si lasciasse vincere dal
consentimento comune in promuovere tanti soggetti che vi erano
meritevoli della porpora. Ma il tutto gli riuscì vano, rispon-
dendogli il papa di non volere che alcuni de’ suoi successori col
suo esempio potessero nel fine della vita privatamente senza de-
coro e stando in letto creare cardinali, e che questo esempio da
Gregorio Decimoquinto ricevuto haveva e voleva con uguale glo-
ria lasciare a’ posteri. Vi si adoperarono altri personaggi e
particolarmente il cardinale de Lugo, il quale per rendere effi-
caci l’istanze del cardinale Barberino suggerì al papa il decreto
concistoriale delli tre cardinali fatti già spedito dopo il conci-
storo in cui fu fatta l’ultima promotione, e che il cardinale Bar-
berino come vicecancelliere era obbligato a ricordarlo a Sua
S, non perche promovesse, come fu il caso di Gregorio, ma
solo accioche dichiarasse i cardinali già creati e riservati in
petto, la quale publicatione a tutto il sacro collegio pareva ra-
gionevole, nè vi era bisogno di altro concistoro. Ma il papa,

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[438/0450] Andrea Nicoletti della chiesa: onde talvolta prorompeva in parole acerbe, come se fossero stati senza pietà, senza religione e senza legge, et implorava dal cielo giusta vendetta per vederli da dio gastigati prima di morire o almeno pentiti. Già, come altrove si è detto, si era con loro fatta la pace, firmata dalla Stà Sua e sottoscritta: ma in essa non venivano li due cardinali Barberini nè compresi nè nominati: onde le creature più fedeli giudicarono che men- tre la casa Barberina era per la vita del papa ancora temuta, si dovesse impiegare ogni industria perche i principi Italiani li dichiarassero inclusi nella medesima pace. Et il cardinal Bicchi, che agli stessi principi andò plenipotentiario per parte di Francia, affermò che per non essere certi della morte del papa non sarebbero stati lontani dal trattarla e dall’ accettarla. Ma il cardinal Barberino con ordini precisi vietollo, ordinando al Bicchi che di cio non ne trattasse punto, ancorche i principi spontaneamente gliel’havessero offerto; nè volle mai sopra di cio sentire consigli di alcuno, allegando per ragione che il vo- lere loro essere inclusi ne’ capitoli della pace e nominati in essa altro non era che un farsi dichiarare per autori di havere mossa la guerra, conciossiacosache ne’ trattati di pace non sia mai so- lito nè si costumi di nominare i ministri, ma i principi e capi che a parte della guerra sono venuti. Vacavano in quel tempo, come dianzi fu detto, otto luoghi nel sacro collegio de’ cardinali: onde grande era l’agitatione in che stava la corte, potendo così gran numero cagionare non pic- ciola mutatione nelle cose de’ capi di fattioni già stabilite. II papa, come più volte disse a noi il cardinale Barberino, deside- rando che i cardinali fossero in maggiore estimatione e meglio proveduti di entrate, pensò di ridurre con particolare constitu- tione tutto il sacro collegio al numero di cinquanta: onde stava fisso in non fare altra promotione. Barberino però, conoscendo che col lasciare tanti luoghi vacanti non havrebbe il papa otte- nuto l’intento et havrebbe servito d’ingrandimento alla fattione del successore, più volte supplicollo che si lasciasse vincere dal consentimento comune in promuovere tanti soggetti che vi erano meritevoli della porpora. Ma il tutto gli riuscì vano, rispon- dendogli il papa di non volere che alcuni de’ suoi successori col suo esempio potessero nel fine della vita privatamente senza de- coro e stando in letto creare cardinali, e che questo esempio da Gregorio Decimoquinto ricevuto haveva e voleva con uguale glo- ria lasciare a’ posteri. Vi si adoperarono altri personaggi e particolarmente il cardinale de Lugo, il quale per rendere effi- caci l’istanze del cardinale Barberino suggerì al papa il decreto concistoriale delli tre cardinali fatti già spedito dopo il conci- storo in cui fu fatta l’ultima promotione, e che il cardinale Bar- berino come vicecancelliere era obbligato a ricordarlo a Sua Stà, non perche promovesse, come fu il caso di Gregorio, ma solo accioche dichiarasse i cardinali già creati e riservati in petto, la quale publicatione a tutto il sacro collegio pareva ra- gionevole, nè vi era bisogno di altro concistoro. Ma il papa,

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 438. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/450>, abgerufen am 29.06.2024.