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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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o perche non rimanesse sodisfatto de' soggetti che se gli propo-
nevano, o perche lasciar voleva al successore quella cura, fece
con ragioni efficacissime e con preghiere l'ultima pruova di dis-
suadergli in quei giorni il concistoro, e tanto piu si adopero
quanto vedeva, oltre il danno del papa, che egli sarebbe rima-
sto in discapito della stima e del credito suo, perche non fa-
cendosi i cardinali si sarebbe confermata l'opinione che univer-
salmente correva, che egli per cagione delle guerre fosse caduto
dalla potenza che haveva appresso il papa, e che se havesse
la Sta Sua allungata la vita, havrebbe dominato il cardinale An-
tonio. Non essendosi a quelle preghiere e ragioni mosso il papa,
monsignor Roscioli, conoscendo di dare gusto al cardinale Bar-
berino e di giovare alla vita di Sua Sta col rimuoverlo dalla detta
deliberatione, confidato nella benevolenza di Sua Bne verso di
se, stabili di adoperarsi con ogni efficacia possibile, anche a
nome pubblico de' cardinali e della citta di Roma, di volerlo
dissuadere dal concistoro. Preso adunque il tempo oppor-
tuno, entro dal papa, e postosegli inginocchioni gli disse di
non volerlo supplicare a nome de' suoi ministri ne per parte
de' suoi nipoti ne della casa Barberina, ma della citta tutta
di Roma: imperciocche essendo la Sta Sua stata eletta per
la salute de' popoli e per governare la chiesa, abbandonando
la cura di se medesima con esporsi inferma a pericoloso acci-
dente veniva insieme a lasciare in abbandono la citta et il
governo commessole della chiesa, non senza grandissimo do-
lore di tutti: importare piu il suo bene o il suo male alla
christianita che alla casa Barberina o alla Sta Sua mede-
sima: che percio se non voleva differire quella fatica alle pre-
ghiere de' nipoti, lo facesse almeno per l'istanze della citta di
Roma, che la supplicava. Il papa dopo di essere stato alquanto
pensoso rispose di non curarsi di prolungare piu la vita, cono-
scendo il pontificato non esser piu peso delle sue forze, et iddio
havrebbe proveduto alla sua chiesa. Dopo questa risposta es-
sendosi alquanto trattenuto, si accorse monsignor Roscioli che
il papa haveva gli occhi pieni di lagrime, e sospirando si ri-
volto al cielo e proruppe in ferventi preghiere a dio accioche
la maesta sua divina lo volesse liberare dalla vita presente, mo-
strandosene grandemente annojato.

Venuto finalmente il lunedi determinato per tenere il con-
cistoro, concorse al palazzo gran moltitudine di popolo curioso
di vedere il papa, che poco avanti haveva creduto per morto.
Appena entrato, i cardinali si accorsero havere egli hormai finita
la vita, imperciocche comparve languido, pallido e quasi smar-
rito nelle parole, e particolarmente nel fine del concistoro mo-
strava di essere rimasto quasi senza intendimento. Fu data la
cagione all' eccessivo caldo della stagione accresciuto dalla calca
della gente penetrata dentro; e non andarono senza biasimo i
ministri piu intimi del palazzo et anche il cardinale Barberino
per non havere impedito il papa da quella si faticosa funtione,
non sapendo il popolo le manifatture che s[i] erano fatte per
distornelo: imperciocche ognuno dal vederlo in cosi grande squal-

Andrea Nicoletti
o perche non rimanesse sodisfatto de’ soggetti che se gli propo-
nevano, o perche lasciar voleva al successore quella cura, fece
con ragioni efficacissime e con preghiere l’ultima pruova di dis-
suadergli in quei giorni il concistoro, e tanto più si adoperò
quanto vedeva, oltre il danno del papa, che egli sarebbe rima-
sto in discapito della stima e del credito suo, perche non fa-
cendosi i cardinali si sarebbe confermata l’opinione che univer-
salmente correva, che egli per cagione delle guerre fosse caduto
dalla potenza che haveva appresso il papa, e che se havesse
la S Sua allungata la vita, havrebbe dominato il cardinale An-
tonio. Non essendosi a quelle preghiere e ragioni mosso il papa,
monsignor Roscioli, conoscendo di dare gusto al cardinale Bar-
berino e di giovare alla vita di Sua S col rimuoverlo dalla detta
deliberatione, confidato nella benevolenza di Sua Bne verso di
se, stabilì di adoperarsi con ogni efficacia possibile, anche a
nome pubblico de’ cardinali e della città di Roma, di volerlo
dissuadere dal concistoro. Preso adunque il tempo oppor-
tuno, entrò dal papa, e postosegli inginocchioni gli disse di
non volerlo supplicare a nome de’ suoi ministri nè per parte
de’ suoi nipoti nè della casa Barberina, ma della città tutta
di Roma: imperciocche essendo la S Sua stata eletta per
la salute de’ popoli e per governare la chiesa, abbandonando
la cura di se medesima con esporsi inferma a pericoloso acci-
dente veniva insieme a lasciare in abbandono la città et il
governo commessole della chiesa, non senza grandissimo do-
lore di tutti: importare più il suo bene o il suo male alla
christianità che alla casa Barberina o alla S Sua mede-
sima: che percio se non voleva differire quella fatica alle pre-
ghiere de’ nipoti, lo facesse almeno per l’istanze della città di
Roma, che la supplicava. Il papa dopo di essere stato alquanto
pensoso rispose di non curarsi di prolungare più la vita, cono-
scendo il pontificato non esser più peso delle sue forze, et iddio
havrebbe proveduto alla sua chiesa. Dopo questa risposta es-
sendosi alquanto trattenuto, si accorse monsignor Roscioli che
il papa haveva gli occhi pieni di lagrime, e sospirando si ri-
voltò al cielo e proruppe in ferventi preghiere a dio accioche
la maestà sua divina lo volesse liberare dalla vita presente, mo-
strandosene grandemente annojato.

Venuto finalmente il lunedì determinato per tenere il con-
cistoro, concorse al palazzo gran moltitudine di popolo curioso
di vedere il papa, che poco avanti haveva creduto per morto.
Appena entrato, i cardinali si accorsero havere egli hormai finita
la vita, imperciocche comparve languido, pallido e quasi smar-
rito nelle parole, e particolarmente nel fine del concistoro mo-
strava di essere rimasto quasi senza intendimento. Fu data la
cagione all’ eccessivo caldo della stagione accresciuto dalla calca
della gente penetrata dentro; e non andarono senza biasimo i
ministri più intimi del palazzo et anche il cardinale Barberino
per non havere impedito il papa da quella sì faticosa funtione,
non sapendo il popolo le manifatture che s[i] erano fatte per
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[436/0448] Andrea Nicoletti o perche non rimanesse sodisfatto de’ soggetti che se gli propo- nevano, o perche lasciar voleva al successore quella cura, fece con ragioni efficacissime e con preghiere l’ultima pruova di dis- suadergli in quei giorni il concistoro, e tanto più si adoperò quanto vedeva, oltre il danno del papa, che egli sarebbe rima- sto in discapito della stima e del credito suo, perche non fa- cendosi i cardinali si sarebbe confermata l’opinione che univer- salmente correva, che egli per cagione delle guerre fosse caduto dalla potenza che haveva appresso il papa, e che se havesse la Stà Sua allungata la vita, havrebbe dominato il cardinale An- tonio. Non essendosi a quelle preghiere e ragioni mosso il papa, monsignor Roscioli, conoscendo di dare gusto al cardinale Bar- berino e di giovare alla vita di Sua Stà col rimuoverlo dalla detta deliberatione, confidato nella benevolenza di Sua Bne verso di se, stabilì di adoperarsi con ogni efficacia possibile, anche a nome pubblico de’ cardinali e della città di Roma, di volerlo dissuadere dal concistoro. Preso adunque il tempo oppor- tuno, entrò dal papa, e postosegli inginocchioni gli disse di non volerlo supplicare a nome de’ suoi ministri nè per parte de’ suoi nipoti nè della casa Barberina, ma della città tutta di Roma: imperciocche essendo la Stà Sua stata eletta per la salute de’ popoli e per governare la chiesa, abbandonando la cura di se medesima con esporsi inferma a pericoloso acci- dente veniva insieme a lasciare in abbandono la città et il governo commessole della chiesa, non senza grandissimo do- lore di tutti: importare più il suo bene o il suo male alla christianità che alla casa Barberina o alla Stà Sua mede- sima: che percio se non voleva differire quella fatica alle pre- ghiere de’ nipoti, lo facesse almeno per l’istanze della città di Roma, che la supplicava. Il papa dopo di essere stato alquanto pensoso rispose di non curarsi di prolungare più la vita, cono- scendo il pontificato non esser più peso delle sue forze, et iddio havrebbe proveduto alla sua chiesa. Dopo questa risposta es- sendosi alquanto trattenuto, si accorse monsignor Roscioli che il papa haveva gli occhi pieni di lagrime, e sospirando si ri- voltò al cielo e proruppe in ferventi preghiere a dio accioche la maestà sua divina lo volesse liberare dalla vita presente, mo- strandosene grandemente annojato. Venuto finalmente il lunedì determinato per tenere il con- cistoro, concorse al palazzo gran moltitudine di popolo curioso di vedere il papa, che poco avanti haveva creduto per morto. Appena entrato, i cardinali si accorsero havere egli hormai finita la vita, imperciocche comparve languido, pallido e quasi smar- rito nelle parole, e particolarmente nel fine del concistoro mo- strava di essere rimasto quasi senza intendimento. Fu data la cagione all’ eccessivo caldo della stagione accresciuto dalla calca della gente penetrata dentro; e non andarono senza biasimo i ministri più intimi del palazzo et anche il cardinale Barberino per non havere impedito il papa da quella sì faticosa funtione, non sapendo il popolo le manifatture che si erano fatte per distornelo: imperciocche ognuno dal vederlo in così grande squal-

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 436. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/448>, abgerufen am 24.11.2024.