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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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al cardinal Farnese.

Non essendo con somma giustificatione cio in tempo, che sua Mta
negasse d'entrare in lega con honeste conditioni et che le imprese
riuscissero in modo difficili che altrimenti non si potesse ot-
tenere l'intento commune, et chi dubitassi che l'impresa del regno
non fusse stata per essere facile, lo puo mostrare l'esito di
Frusolone et la presa di tante terre, considerando massime che
N. Sigre poteva mandare nel principio le medesime genti, ma
non eron gia atti ad havere nel regno in un subito tante pre-
parationi quante stentorono ad havere in molti mesi con aspet-
tare gli ajuti di Spagna, et mentre non manca nell' amicitia
esser amico et voler usar piu presto ufficio di padre, minac-
ciando che dando e procedendo con ogni sincerita et non man-
cando di discendere ancora ai termini sotto della dignita sua in
fare accordo con Colonnesi sudditi suoi per levare ogni suspet-
tione et per non mandar mai il ferro tanto inanzi che non si
potessi tirandolo in dietro sanar facilmente la piaga, fu ordinata
a S. Sta quella traditione, che sa ogn' uno et piu sene parla
tacendo, non si potendo esprimere, nella quale e vero che se
S. Mta non ci dette ordine ne consenso, ne mostro almeno gran
dispiacere et non fece maggior dimostration, parendo che l'armata
e tutti li preparatorii che potessi mai fare l'imperatore non ten-
dessino ad altro che a voler vendicare la giustitia che N.
Sigre haveva fatta contro i Colonnesi di rovinarli quattro ca-
stelli. Non voglio disputar della tregua fatta qui in castello
questo septembre per il sigre Don Ugo se teneva o non teneva:
ma l'assolutione dei Colonnesi non teneva gia in modo N. Sigre
che essendo suoi sudditi non gli potessi et dovessi castigare. Et
se quanto all' osservantia poi della tregua tra N. Sigre et l'im-
peratore fussi stato modo da potersi fidare, si sarebbe osser-
vata d'avvanzo, benche N. Sigre non fusse mai el primo a rom-
perla: ma non gli essendo osservata ne qui ne in Lombardia,
dove nel tempo della tregua calando XII mila lanzichineche ven-
nero nella terra della chiesa, et facendosi dalle bande di qua el
peggio che si poteva, et sollecitandosi el vicere per lettere del
consiglio di Napoli, che furono intercette, che S. Sria accele-
rassi la venuta per trovare il papa sprovisto et fornir quel che
al primo colpo non haveva potuto fare, non pote N. Sigre
mancare a se stesso di mandare a tor gente in Lombardia, le
quali, ancorche venissero a tempo di far fattione nel regno, non
volse che si movesser dei confini -- et la rovina de luoghi dei
Colonnesi fu piu per l'inobbedienza di non haver voluto alloggiare
che per altro -- et similmente di dar licentia a Andrea Doria di an-
dare ad impedir quell' armata della quale S. Sta haveva tanti
riscontri che veniva alla sua rovina. Non si puo senza nota di
S. Sta di poca cura della salute et dignita sua dir, con quante
legittime occasioni costretto non abbandonassi mai tanto tempo
l'amore verso l'imperatore, e dipoiche comincio a esservi qual-
che separatione, quante volte non solo essendoli offerti ma an-
dava cercando i modi di tornarvi, ancorche et di questo pri-
mo proposito et di quest' altre reconciliationi gliene fussi se-

al cardinal Farnese.

Non essendo con somma giustificatione cio in tempo, che sua M
negasse d’entrare in lega con honeste conditioni et che le imprese
riuscissero in modo difficili che altrimenti non si potesse ot-
tenere l’intento commune, et chi dubitassi che l’impresa del regno
non fusse stata per essere facile, lo può mostrare l’esito di
Frusolone et la presa di tante terre, considerando massime che
N. Sigre poteva mandare nel principio le medesime genti, ma
non eron gia atti ad havere nel regno in un subito tante pre-
parationi quante stentorono ad havere in molti mesi con aspet-
tare gli ajuti di Spagna, et mentre non manca nell’ amicitia
esser amico et voler usar piu presto ufficio di padre, minac-
ciando che dando e procedendo con ogni sincerità et non man-
cando di discendere ancora ai termini sotto della dignità sua in
fare accordo con Colonnesi sudditi suoi per levare ogni suspet-
tione et per non mandar mai il ferro tanto inanzi che non si
potessi tirandolo in dietro sanar facilmente la piaga, fu ordinata
a S. S quella traditione, che sa ogn’ uno et piu sene parla
tacendo, non si potendo esprimere, nella quale è vero che se
S. M non ci dette ordine nè consenso, nè mostrò almeno gran
dispiacere et non fece maggior dimostration, parendo che l’armata
e tutti li preparatorii che potessi mai fare l’imperatore non ten-
dessino ad altro che a voler vendicare la giustitia che N.
Sigre haveva fatta contro i Colonnesi di rovinarli quattro ca-
stelli. Non voglio disputar della tregua fatta qui in castello
questo septembre per il sigre Don Ugo se teneva o non teneva:
ma l’assolutione dei Colonnesi non teneva gia in modo N. Sigre
che essendo suoi sudditi non gli potessi et dovessi castigare. Et
se quanto all’ osservantia poi della tregua tra N. Sigre et l’im-
peratore fussi stato modo da potersi fidare, si sarebbe osser-
vata d’avvanzo, benche N. Sigre non fusse mai el primo a rom-
perla: ma non gli essendo osservata nè qui nè in Lombardia,
dove nel tempo della tregua calando XII mila lanzichineche ven-
nero nella terra della chiesa, et facendosi dalle bande di qua el
peggio che si poteva, et sollecitandosi el vicerè per lettere del
consiglio di Napoli, che furono intercette, che S. Sria accele-
rassi la venuta per trovare il papa sprovisto et fornir quel che
al primo colpo non haveva potuto fare, non potè N. Sigre
mancare a se stesso di mandare a tor gente in Lombardia, le
quali, ancorche venissero a tempo di far fattione nel regno, non
volse che si movesser dei confini — et la rovina de luoghi dei
Colonnesi fu piu per l’inobbedienza di non haver voluto alloggiare
che per altro — et similmente di dar licentia a Andrea Doria di an-
dare ad impedir quell’ armata della quale S. S haveva tanti
riscontri che veniva alla sua rovina. Non si può senza nota di
S. S di poca cura della salute et dignità sua dir, con quante
legittime occasioni costretto non abbandonassi mai tanto tempo
l’amore verso l’imperatore, e dipoiche cominciò a esservi qual-
che separatione, quante volte non solo essendoli offerti ma an-
dava cercando i modi di tornarvi, ancorche et di questo pri-
mo proposito et di quest’ altre reconciliationi gliene fussi se-

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[253/0265] al cardinal Farnese. Non essendo con somma giustificatione cio in tempo, che sua Mtà negasse d’entrare in lega con honeste conditioni et che le imprese riuscissero in modo difficili che altrimenti non si potesse ot- tenere l’intento commune, et chi dubitassi che l’impresa del regno non fusse stata per essere facile, lo può mostrare l’esito di Frusolone et la presa di tante terre, considerando massime che N. Sigre poteva mandare nel principio le medesime genti, ma non eron gia atti ad havere nel regno in un subito tante pre- parationi quante stentorono ad havere in molti mesi con aspet- tare gli ajuti di Spagna, et mentre non manca nell’ amicitia esser amico et voler usar piu presto ufficio di padre, minac- ciando che dando e procedendo con ogni sincerità et non man- cando di discendere ancora ai termini sotto della dignità sua in fare accordo con Colonnesi sudditi suoi per levare ogni suspet- tione et per non mandar mai il ferro tanto inanzi che non si potessi tirandolo in dietro sanar facilmente la piaga, fu ordinata a S. Stà quella traditione, che sa ogn’ uno et piu sene parla tacendo, non si potendo esprimere, nella quale è vero che se S. Mtà non ci dette ordine nè consenso, nè mostrò almeno gran dispiacere et non fece maggior dimostration, parendo che l’armata e tutti li preparatorii che potessi mai fare l’imperatore non ten- dessino ad altro che a voler vendicare la giustitia che N. Sigre haveva fatta contro i Colonnesi di rovinarli quattro ca- stelli. Non voglio disputar della tregua fatta qui in castello questo septembre per il sigre Don Ugo se teneva o non teneva: ma l’assolutione dei Colonnesi non teneva gia in modo N. Sigre che essendo suoi sudditi non gli potessi et dovessi castigare. Et se quanto all’ osservantia poi della tregua tra N. Sigre et l’im- peratore fussi stato modo da potersi fidare, si sarebbe osser- vata d’avvanzo, benche N. Sigre non fusse mai el primo a rom- perla: ma non gli essendo osservata nè qui nè in Lombardia, dove nel tempo della tregua calando XII mila lanzichineche ven- nero nella terra della chiesa, et facendosi dalle bande di qua el peggio che si poteva, et sollecitandosi el vicerè per lettere del consiglio di Napoli, che furono intercette, che S. Sria accele- rassi la venuta per trovare il papa sprovisto et fornir quel che al primo colpo non haveva potuto fare, non potè N. Sigre mancare a se stesso di mandare a tor gente in Lombardia, le quali, ancorche venissero a tempo di far fattione nel regno, non volse che si movesser dei confini — et la rovina de luoghi dei Colonnesi fu piu per l’inobbedienza di non haver voluto alloggiare che per altro — et similmente di dar licentia a Andrea Doria di an- dare ad impedir quell’ armata della quale S. Stà haveva tanti riscontri che veniva alla sua rovina. Non si può senza nota di S. Stà di poca cura della salute et dignità sua dir, con quante legittime occasioni costretto non abbandonassi mai tanto tempo l’amore verso l’imperatore, e dipoiche cominciò a esservi qual- che separatione, quante volte non solo essendoli offerti ma an- dava cercando i modi di tornarvi, ancorche et di questo pri- mo proposito et di quest’ altre reconciliationi gliene fussi se-

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 253. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/265>, abgerufen am 07.07.2024.