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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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Instruttione

L'esito che hebbe la guerra di Francia mostro se el con-
siglio di N. Sige era buono, che venendo el christianissimo adosso
all' esercito Cesareo, ch'era a Marsiglia, lo costrinse a ritirarsi,
di sorte, e'l re seguiva con celerita, che prima fu entrato in Mi-
lano ch' essi si potesser provedere, et fu tanto terrore in quella
giornata del vicere, secondo che l'huomo di S. Sta che era presso
a S. Eccza scrisse, che non sarebbe stato partito quale S. Signoria
non avessi accettato dal re, et prudentemente vedendosi in
estrema rovina se la ventura non l'havessi ajutato con fare che
el christianissimo andasse a Pavia et non a Lodi, dove non
era possibile stare con le genti che vi s'eron ridotte. Hora
le cose si trovavano in questi termini et tanto peggiori quanto
sempre in casi cosi subiti l'huomo s'imagina, et N. S. in ma-
lissima intelligentia col chrmo et poca speranza di non haver a
sperar se non male da Sa Mta et rimanerli odiato in infi-
nito, essendosi governata, come diro appresso con quella ve-
rita che debbo et sono obbligato in qualsivoglia luogo, che
piu potessi stringere a dirla di quel che io mi reputi al pre-
sente.

Fatto che fu N. Sigre papa, mando el christianissimo di
mandar subito messi a supplicare a S. Sta, che come dio l'ha-
veva posta in luogo sopra tutti, cosi ancora si volessi metter
sopra se stessa et vincer le passioni quali gli potesser esser
rimaste o di troppa affettione verso l'imperatore o di troppo
mala volunta verso di lui, et che rimarebbe molto obbligato a
dio et a S. Sta se tenessi ogn' uno ad un segno, interponendosi
a far bene, ma non mettendosi a favorir l'una parte contro l'al-
tra, et se pure per suoi interessi o disegni S. Bne giudicasse
bisognarli uno appoggio particulare d'un prencipe, qual poteva
havere meglio del suo, che naturalmente et a figliuolo della chiesa
et non emulo, desiderava et era solito operar grandezza di essa
et non diminutione, et quanto alla volunta poi da persona a
persona, gli farebbe ben partiti tali che S. Sta conoscerebbe che
molto piu ha guadagnato in farsi conoscere quanto meritava
offendendo et deservendo lui, che ajutando et favorendo l'im-
peratore, venendo in particulari grandi.

Nostro Signore accettava la prima parte d'essere amore-
vole a tutti, et benche poi con li effetti dependessi piu dall'
imperatore, oltre alla inclinazione lo faceva ancora con certis-
sima speranza di poter tanto con l'imperatore che facilmente
lassandosi Sua Mta Cesarea governare et muovere, a Sua
Sta non fussi per essere si grave quello che offendeva el
christianissimo, quanto gli sarebbe comodo poi in facilitare
et ajutare gli accordi che se havessero havuto a fare in la pace.
Ma succedendo altrimenti et facendo il re, mentre che l'esser-
cito Cesarea era a Marsiglia, resolutione di venire in Italia,
mando credo da Azais un corriere con la carta bianca a N.
Sigre per mezzo del sigre Alberto da Carpi con capitulatione fa-
vorevole et amplissimi mandati et con una dimostration d'ani-
mo tale che certo l'haverebbe possuto mandare al proprio impe-

Instruttione

L’esito che hebbe la guerra di Francia mostrò se el con-
siglio di N. Sige era buono, che venendo el christianissimo adosso
all’ esercito Cesareo, ch’era a Marsiglia, lo costrinse a ritirarsi,
di sorte, e’l re seguiva con celerità, che prima fu entrato in Mi-
lano ch’ essi si potesser provedere, et fu tanto terrore in quella
giornata del vicerè, secondo che l’huomo di S. S che era presso
a S. Eccza scrisse, che non sarebbe stato partito quale S. Signoria
non avessi accettato dal re, et prudentemente vedendosi in
estrema rovina se la ventura non l’havessi ajutato con fare che
el christianissimo andasse a Pavia et non a Lodi, dove non
era possibile stare con le genti che vi s’eron ridotte. Hora
le cose si trovavano in questi termini et tanto peggiori quanto
sempre in casi così subiti l’huomo s’imagina, et N. S. in ma-
lissima intelligentia col chrmo et poca speranza di non haver a
sperar se non male da Sa M et rimanerli odiato in infi-
nito, essendosi governata, come dirò appresso con quella ve-
rità che debbo et sono obbligato in qualsivoglia luogo, che
piu potessi stringere a dirla di quel che io mi reputi al pre-
sente.

Fatto che fu N. Sigre papa, mandò el christianissimo di
mandar subito messi a supplicare a S. S, che come dio l’ha-
veva posta in luogo sopra tutti, così ancora si volessi metter
sopra se stessa et vincer le passioni quali gli potesser esser
rimaste o di troppa affettione verso l’imperatore o di troppo
mala voluntà verso di lui, et che rimarebbe molto obbligato a
dio et a S. S se tenessi ogn’ uno ad un segno, interponendosi
a far bene, ma non mettendosi a favorir l’una parte contro l’al-
tra, et se pure per suoi interessi o disegni S. Bne giudicasse
bisognarli uno appoggio particulare d’un prencipe, qual poteva
havere meglio del suo, che naturalmente et a figliuolo della chiesa
et non emulo, desiderava et era solito operar grandezza di essa
et non diminutione, et quanto alla voluntà poi da persona a
persona, gli farebbe ben partiti tali che S. S conoscerebbe che
molto piu ha guadagnato in farsi conoscere quanto meritava
offendendo et deservendo lui, che ajutando et favorendo l’im-
peratore, venendo in particulari grandi.

Nostro Signore accettava la prima parte d’essere amore-
vole a tutti, et benche poi con li effetti dependessi piu dall’
imperatore, oltre alla inclinazione lo faceva ancora con certis-
sima speranza di poter tanto con l’imperatore che facilmente
lassandosi Sua M Cesarea governare et muovere, a Sua
S non fussi per essere sì grave quello che offendeva el
christianissimo, quanto gli sarebbe comodo poi in facilitare
et ajutare gli accordi che se havessero havuto a fare in la pace.
Ma succedendo altrimenti et facendo il re, mentre che l’esser-
cito Cesarea era a Marsiglia, resolutione di venire in Italia,
mandò credo da Azais un corriere con la carta bianca a N.
Sigre per mezzo del sigre Alberto da Carpi con capitulatione fa-
vorevole et amplissimi mandati et con una dimostration d’ani-
mo tale che certo l’haverebbe possuto mandare al proprio impe-

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[248/0260] Instruttione L’esito che hebbe la guerra di Francia mostrò se el con- siglio di N. Sige era buono, che venendo el christianissimo adosso all’ esercito Cesareo, ch’era a Marsiglia, lo costrinse a ritirarsi, di sorte, e’l re seguiva con celerità, che prima fu entrato in Mi- lano ch’ essi si potesser provedere, et fu tanto terrore in quella giornata del vicerè, secondo che l’huomo di S. Stà che era presso a S. Eccza scrisse, che non sarebbe stato partito quale S. Signoria non avessi accettato dal re, et prudentemente vedendosi in estrema rovina se la ventura non l’havessi ajutato con fare che el christianissimo andasse a Pavia et non a Lodi, dove non era possibile stare con le genti che vi s’eron ridotte. Hora le cose si trovavano in questi termini et tanto peggiori quanto sempre in casi così subiti l’huomo s’imagina, et N. S. in ma- lissima intelligentia col chrmo et poca speranza di non haver a sperar se non male da Sa Mtà et rimanerli odiato in infi- nito, essendosi governata, come dirò appresso con quella ve- rità che debbo et sono obbligato in qualsivoglia luogo, che piu potessi stringere a dirla di quel che io mi reputi al pre- sente. Fatto che fu N. Sigre papa, mandò el christianissimo di mandar subito messi a supplicare a S. Stà, che come dio l’ha- veva posta in luogo sopra tutti, così ancora si volessi metter sopra se stessa et vincer le passioni quali gli potesser esser rimaste o di troppa affettione verso l’imperatore o di troppo mala voluntà verso di lui, et che rimarebbe molto obbligato a dio et a S. Stà se tenessi ogn’ uno ad un segno, interponendosi a far bene, ma non mettendosi a favorir l’una parte contro l’al- tra, et se pure per suoi interessi o disegni S. Bne giudicasse bisognarli uno appoggio particulare d’un prencipe, qual poteva havere meglio del suo, che naturalmente et a figliuolo della chiesa et non emulo, desiderava et era solito operar grandezza di essa et non diminutione, et quanto alla voluntà poi da persona a persona, gli farebbe ben partiti tali che S. Stà conoscerebbe che molto piu ha guadagnato in farsi conoscere quanto meritava offendendo et deservendo lui, che ajutando et favorendo l’im- peratore, venendo in particulari grandi. Nostro Signore accettava la prima parte d’essere amore- vole a tutti, et benche poi con li effetti dependessi piu dall’ imperatore, oltre alla inclinazione lo faceva ancora con certis- sima speranza di poter tanto con l’imperatore che facilmente lassandosi Sua Mtà Cesarea governare et muovere, a Sua Stà non fussi per essere sì grave quello che offendeva el christianissimo, quanto gli sarebbe comodo poi in facilitare et ajutare gli accordi che se havessero havuto a fare in la pace. Ma succedendo altrimenti et facendo il re, mentre che l’esser- cito Cesarea era a Marsiglia, resolutione di venire in Italia, mandò credo da Azais un corriere con la carta bianca a N. Sigre per mezzo del sigre Alberto da Carpi con capitulatione fa- vorevole et amplissimi mandati et con una dimostration d’ani- mo tale che certo l’haverebbe possuto mandare al proprio impe-

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 248. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/260>, abgerufen am 22.11.2024.