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[Bodmer, Johann Jacob]: Sammlung Critischer, Poetischer, und anderer geistvollen Schriften. Bd. 3. Zürich, 1742.

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APOLOGIA DI SOFOCLE

Nulla meno si puo giustificare il disprezzo ch'Edip-
po ha dell' indovino, il quale si dice essere con-
tro il Decoro. Egli e tanto credibile che sembra
quasi contro il verisimile, che maggiormente non
si risentisse un Re nel vedersi improvisamente rim-
proverare di cose, in contrario delle quali doveva
essere si fermamente persuaso, che conveniva,
che gli paressero incredibili. Che poteva egli giu-
dicare se non, ch'a stimolo di maligni Insidiato-
ri, che non sono mancati a piu giusti, e piu ben
veduti Monarchi, costui volesse presso il popolo,
che suole essere di sua natura superstizioso, impe-
dirgli la venerazione ch'aveva, giacche appunto
come poscia Alessandro M. ebbe a dire del suo
Augure Demofonte, nullum majus impedimentum,
quam Vates superstitione captus.
Sapeva, ch'un Re
straniero, per acclamato che sia non puo non ave-
re degli Emoli, e de' malevoli, e doveva avere
avanti gli occhi l'esempio d'Egeo Re d'Atene, il
quale si perche non apparteneva alla stirpe degli
Eretidi; come perche meditava la suvversione del
figlivolo creduto straniero, assalito fu da' Pelopidi
che speravano d'occupare il regno dopo di lui.
Ma rendeva ancor piu probabile l'intelligenza dell'
indovino con qualche suo Emolo, il considerare
che costui, il quale era creduto profeta anche al
Tempo della morte di Laio non aveva giammai fatto
menzione d'Edippo, ancorche non regnasse. Che
se i suoi vaticinii erano uniformi alle predizioni
d'Apollo in qualche parte, non poteva esso crede-
re che si servisse dell suo profetico spirito per con-
fonderlo, e rendere credibili le sue calunnie?
Molte posteriori storie c'insegnano quanti inganna-
tori siansi ritrovati tra l'indovini antichi. Raccon-

ta
APOLOGIA DI SOFOCLE

Nulla meno ſi puo giuſtificare il diſprezzo ch’Edip-
po ha dell’ indovino, il quale ſi dice eſſere con-
tro il Decoro. Egli é tanto credibile che ſembra
quaſi contro il veriſimile, che maggiormente non
ſi riſentiſſe un Re nel vederſi improviſamente rim-
proverare di coſe, in contrario delle quali doveva
eſſere ſì fermamente perſuaſo, che conveniva,
che gli pareſſero incredibili. Che poteva egli giu-
dicare ſe non, ch’a ſtimolo di maligni Inſidiato-
ri, che non ſono mancati a più giuſti, e più ben
veduti Monarchi, coſtui voleſſe preſſo il popolo,
che ſuole eſſere di ſua natura ſuperſtizioſo, impe-
dirgli la venerazione ch’aveva, giacche appunto
come poſcia Alessandro M. ebbe a dire del ſuo
Augure Demofonte, nullum majus impedimentum,
quam Vates ſuperſtitione captus.
Sapeva, ch’un Re
ſtraniero, per acclamato che ſia non puo non ave-
re degli Emoli, e de’ malevoli, e doveva avere
avanti gli occhi l’eſempio d’Egeo Ré d’Atene, il
quale ſì perche non apparteneva alla ſtirpe degli
Eretidi; come perche meditava la ſuvverſione del
figlivolo creduto ſtraniero, aſſalito fu da’ Pelopidi
che ſperavano d’occupare il regno dopo di lui.
Ma rendeva ancor più probabile l’intelligenza dell’
indovino con qualche ſuo Emolo, il conſiderare
che coſtui, il quale era creduto profeta anche al
Tempo della morte di Laio non aveva giammai fatto
menzione d’Edippo, ancorche non regnaſſe. Che
ſe i ſuoi vaticinii erano uniformi alle predizioni
d’Apollo in qualche parte, non poteva eſſo crede-
re che ſi ſerviſſe dell ſuo profetico ſpirito per con-
fonderlo, e rendere credibili le ſue calunnie?
Molte poſteriori ſtorie c’inſegnano quanti inganna-
tori ſianſi ritrovati tra l’indovini antichi. Raccon-

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[56/0058] APOLOGIA DI SOFOCLE Nulla meno ſi puo giuſtificare il diſprezzo ch’Edip- po ha dell’ indovino, il quale ſi dice eſſere con- tro il Decoro. Egli é tanto credibile che ſembra quaſi contro il veriſimile, che maggiormente non ſi riſentiſſe un Re nel vederſi improviſamente rim- proverare di coſe, in contrario delle quali doveva eſſere ſì fermamente perſuaſo, che conveniva, che gli pareſſero incredibili. Che poteva egli giu- dicare ſe non, ch’a ſtimolo di maligni Inſidiato- ri, che non ſono mancati a più giuſti, e più ben veduti Monarchi, coſtui voleſſe preſſo il popolo, che ſuole eſſere di ſua natura ſuperſtizioſo, impe- dirgli la venerazione ch’aveva, giacche appunto come poſcia Alessandro M. ebbe a dire del ſuo Augure Demofonte, nullum majus impedimentum, quam Vates ſuperſtitione captus. Sapeva, ch’un Re ſtraniero, per acclamato che ſia non puo non ave- re degli Emoli, e de’ malevoli, e doveva avere avanti gli occhi l’eſempio d’Egeo Ré d’Atene, il quale ſì perche non apparteneva alla ſtirpe degli Eretidi; come perche meditava la ſuvverſione del figlivolo creduto ſtraniero, aſſalito fu da’ Pelopidi che ſperavano d’occupare il regno dopo di lui. Ma rendeva ancor più probabile l’intelligenza dell’ indovino con qualche ſuo Emolo, il conſiderare che coſtui, il quale era creduto profeta anche al Tempo della morte di Laio non aveva giammai fatto menzione d’Edippo, ancorche non regnaſſe. Che ſe i ſuoi vaticinii erano uniformi alle predizioni d’Apollo in qualche parte, non poteva eſſo crede- re che ſi ſerviſſe dell ſuo profetico ſpirito per con- fonderlo, e rendere credibili le ſue calunnie? Molte poſteriori ſtorie c’inſegnano quanti inganna- tori ſianſi ritrovati tra l’indovini antichi. Raccon- ta

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Zitationshilfe: [Bodmer, Johann Jacob]: Sammlung Critischer, Poetischer, und anderer geistvollen Schriften. Bd. 3. Zürich, 1742, S. 56. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/bodmer_sammlung03_1742/58>, abgerufen am 24.11.2024.