Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.Al. Mocenigo IV Rel. 1750. dunque le massime del papa con quelle del suo uditore, si rende questi nel pontificato presente uomo d'importanza, quando par- ticolarmente per l'esercizio suo, ch'e ristretto alle sole civili ispezioni, non avrebbe altro che il vantaggio di vedere in ogni giorno il monarca ed ora entra a dir parere negli affari di stato. Per dir vero, egli e uomo di probita, ma di nessuna esperienza negl' interessi dei principi, austero ed inaccessibile, scarso di corrispondenza forastiere non solo ma ancora tra li stessi pala- tini. Per l'aura di favore ch'ei gode sembra che contrasti al cardl Valenti segretario di stato l'accesso vantaggioso presso del papa, che la gran mente di quel porporato, quando voglia gli prema et a lui convenga, in mezzo alle piu difficili determina- zioni e massime sempre possiede ed ottiene. Ed eccomi al caso di superfluita e repetizione. Di questo soggetto, perspicace nella coltura degli affari politici e di stato, ministro d'esperienza ac- corto e manieroso, avran detto quello conviene li miei eccmi pre- decessori, e circa questo non altro posso aggiungere se non ch'e- gli col nuovo posto di camerlengo di S. Chiesa, conferitogli da S. Sta in tempo della mia ambasciata, ha fermato anche dopo la vita del pontefice quel ben onorifico e lucroso posto, che lo rendera ancora necessario e ricercato quando forse dopo di aver dimessa la secretaria di stato l'emulazione, l'invidia e li mal contenti avrebbero potuto spiegar la loro forza ed il loro sdegno. Va ora esente da questi sfoghi, non perche sia da ogni parte circondato: ma sa egli far fronte e scansar ogni assalto: se a lui giova, cimenta; in caso diverso non cura. Oltre al no- minato uditor del papa, poco o niente amico suo vi e ancora monsr Millo datario, con il quale benche a mio tempo apparis- sero riconciliati in amicizia, in sostanza non lo erano, ed il detto datario e piuttosto del partito dell' uditore. Questi tre soggetti si possono dir quelli che nel presente pontificato abbino ingerenza ed intelligenza negli affari dello stato. Ma se li due prelati sono accetti per l'esposto di sopra ed il cardl sa rendersi necessario per le tante ragioni ben note, pero arrivano dei mo- menti che il papa ascolta gli uni e l'altro e poscia tutto a sua volonta e talento differentemente risolve. Per questo ancora, se vi sono degli altri ben distinti soggetti tra li palatini, non contano gran cosa nel presente pontificato o almeno in rapporto ai gravi affari dello stato. Uno e il cardle Passionei, studiosis- simo ed amante delle scienze, pratico ministro per le nunziature sostenute, e non ha altra ingerenza che nella secretaria dei brevi. Del giovane prelato monsr Marcantonio Colonna maggiorduomo il zio cardl Girolamo promaggiorduomo e uno tra li prediletti del papa: ma egli non si da pena d'altro che di quelle cose che interessino le particolari sue brame. Il segretario alle zifre monsre Antonio Rota, conosciuto dal papa e dall' universale di tutto il sagro collegio ed a parte dalle congregazioni coram sanctissimo per un' uomo della piu scelta politica ed un pen- samento il piu fino, che per l'aggiustatezza dell' estero, dove abbia ad esservi un tratto d'accortezza, altro non ha migliore, Al. Mocenigo IV Rel. 1750. dunque le massime del papa con quelle del suo uditore, si rende questi nel pontificato presente uomo d’importanza, quando par- ticolarmente per l’esercizio suo, ch’è ristretto alle sole civili ispezioni, non avrebbe altro che il vantaggio di vedere in ogni giorno il monarca ed ora entra a dir parere negli affari di stato. Per dir vero, egli è uomo di probità, ma di nessuna esperienza negl’ interessi dei principi, austero ed inaccessibile, scarso di corrispondenza forastiere non solo ma ancora tra li stessi pala- tini. Per l’aura di favore ch’ei gode sembra che contrasti al cardl Valenti segretario di stato l’accesso vantaggioso presso del papa, che la gran mente di quel porporato, quando voglia gli prema et a lui convenga, in mezzo alle più difficili determina- zioni e massime sempre possiede ed ottiene. Ed eccomi al caso di superfluità e repetizione. Di questo soggetto, perspicace nella coltura degli affari politici e di stato, ministro d’esperienza ac- corto e manieroso, avran detto quello conviene li miei eccmi pre- decessori, e circa questo non altro posso aggiungere se non ch’e- gli col nuovo posto di camerlengo di S. Chiesa, conferitogli da S. Stà in tempo della mia ambasciata, ha fermato anche dopo la vita del pontefice quel ben onorifico e lucroso posto, che lo renderà ancora necessario e ricercato quando forse dopo di aver dimessa la secretaria di stato l’emulazione, l’invidia e li mal contenti avrebbero potuto spiegar la loro forza ed il loro sdegno. Va ora esente da questi sfoghi, non perchè sia da ogni parte circondato: ma sa egli far fronte e scansar ogni assalto: se a lui giova, cimenta; in caso diverso non cura. Oltre al no- minato uditor del papa, poco o niente amico suo vi è ancora monsr Millo datario, con il quale benchè a mio tempo apparis- sero riconciliati in amicizia, in sostanza non lo erano, ed il detto datario è piuttosto del partito dell’ uditore. Questi tre soggetti si possono dir quelli che nel presente pontificato abbino ingerenza ed intelligenza negli affari dello stato. Ma se li due prelati sono accetti per l’esposto di sopra ed il cardl sa rendersi necessario per le tante ragioni ben note, però arrivano dei mo- menti che il papa ascolta gli uni e l’altro e poscia tutto a sua volontà e talento differentemente risolve. Per questo ancora, se vi sono degli altri ben distinti soggetti tra li palatini, non contano gran cosa nel presente pontificato o almeno in rapporto ai gravi affari dello stato. Uno è il cardle Passionei, studiosis- simo ed amante delle scienze, pratico ministro per le nunziature sostenute, e non ha altra ingerenza che nella secretaria dei brevi. Del giovane prelato monsr Marcantonio Colonna maggiorduomo il zio cardl Girolamo promaggiorduomo è uno tra li prediletti del papa: ma egli non si da pena d’altro che di quelle cose che interessino le particolari sue brame. Il segretario alle zifre monsre Antonio Rota, conosciuto dal papa e dall’ universale di tutto il sagro collegio ed a parte dalle congregazioni coram sanctissimo per un’ uomo della più scelta politica ed un pen- samento il più fino, che per l’aggiustatezza dell’ estero, dove abbia ad esservi un tratto d’accortezza, altro non ha migliore, <TEI> <text> <body> <div n="1"> <div n="2"> <div n="3"> <p> <pb facs="#f0523" n="511"/> <fw place="top" type="header"><hi rendition="#i"><hi rendition="#aq">Al. 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Al. Mocenigo IV Rel. 1750.
dunque le massime del papa con quelle del suo uditore, si rende
questi nel pontificato presente uomo d’importanza, quando par-
ticolarmente per l’esercizio suo, ch’è ristretto alle sole civili
ispezioni, non avrebbe altro che il vantaggio di vedere in ogni
giorno il monarca ed ora entra a dir parere negli affari di stato.
Per dir vero, egli è uomo di probità, ma di nessuna esperienza
negl’ interessi dei principi, austero ed inaccessibile, scarso di
corrispondenza forastiere non solo ma ancora tra li stessi pala-
tini. Per l’aura di favore ch’ei gode sembra che contrasti al
cardl Valenti segretario di stato l’accesso vantaggioso presso del
papa, che la gran mente di quel porporato, quando voglia gli
prema et a lui convenga, in mezzo alle più difficili determina-
zioni e massime sempre possiede ed ottiene. Ed eccomi al caso
di superfluità e repetizione. Di questo soggetto, perspicace nella
coltura degli affari politici e di stato, ministro d’esperienza ac-
corto e manieroso, avran detto quello conviene li miei eccmi pre-
decessori, e circa questo non altro posso aggiungere se non ch’e-
gli col nuovo posto di camerlengo di S. Chiesa, conferitogli da
S. Stà in tempo della mia ambasciata, ha fermato anche dopo
la vita del pontefice quel ben onorifico e lucroso posto, che
lo renderà ancora necessario e ricercato quando forse dopo di
aver dimessa la secretaria di stato l’emulazione, l’invidia e li
mal contenti avrebbero potuto spiegar la loro forza ed il loro
sdegno. Va ora esente da questi sfoghi, non perchè sia da ogni
parte circondato: ma sa egli far fronte e scansar ogni assalto:
se a lui giova, cimenta; in caso diverso non cura. Oltre al no-
minato uditor del papa, poco o niente amico suo vi è ancora
monsr Millo datario, con il quale benchè a mio tempo apparis-
sero riconciliati in amicizia, in sostanza non lo erano, ed il
detto datario è piuttosto del partito dell’ uditore. Questi tre
soggetti si possono dir quelli che nel presente pontificato abbino
ingerenza ed intelligenza negli affari dello stato. Ma se li due
prelati sono accetti per l’esposto di sopra ed il cardl sa rendersi
necessario per le tante ragioni ben note, però arrivano dei mo-
menti che il papa ascolta gli uni e l’altro e poscia tutto a sua
volontà e talento differentemente risolve. Per questo ancora,
se vi sono degli altri ben distinti soggetti tra li palatini, non
contano gran cosa nel presente pontificato o almeno in rapporto
ai gravi affari dello stato. Uno è il cardle Passionei, studiosis-
simo ed amante delle scienze, pratico ministro per le nunziature
sostenute, e non ha altra ingerenza che nella secretaria dei brevi.
Del giovane prelato monsr Marcantonio Colonna maggiorduomo
il zio cardl Girolamo promaggiorduomo è uno tra li prediletti
del papa: ma egli non si da pena d’altro che di quelle cose che
interessino le particolari sue brame. Il segretario alle zifre
monsre Antonio Rota, conosciuto dal papa e dall’ universale di
tutto il sagro collegio ed a parte dalle congregazioni coram
sanctissimo per un’ uomo della più scelta politica ed un pen-
samento il più fino, che per l’aggiustatezza dell’ estero, dove
abbia ad esservi un tratto d’accortezza, altro non ha migliore,
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