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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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Relatione di Roma 1627.

fare tanto arduo li primi giorni del ponteficato, uscito e non
ben ancora rimesso da una grave indispositione, con il pensiero
piu applicato al primo che a questo negotio, causo forse che
si lascio correr molte cose che allora il provedervi non era dif-
ficile, sicome il remediarvi poi dopo riusci impossibile. Fu
il deposito della Valtellina fatto dai Spagnoli in mano di Gre-
gorio XV, e Chiavenna con il suo contado la consegnarono
con le medesime conditioni al presente pontefice. Le prime ne-
gotiationi passarono per mano del commendatore Silleri con
tanta cantela e secretezza che il certo d'esse non solo si co-
municava alli ministri di V. Serenita, che pure ne doveano
aver tanta parte, ma con fatica veniva a loro notitia il vero di
quanto si trattava. In niuna altra cosa premeva il pontefice
che nel ricevere soddisfattione per il pagamento delli presidj
ch'egli teneva nelli forti della Valle, e dopo infinite doglian-
ze et instanze consegui, credo, fra l'uno e l'altro re intorno
200 m. scudi. Questo danaro ando diminuendo il dispiacere del
deposito, che prima e dopo anche danno sempre grandemente,
stimando non esser sollevato dall' interesse, niuno pregiudicio
potesse apportarle la longhezza et irresolutione di tal maneggio.

Quelli del Valtellina s'offerivano al papa per vassalli, as-
sicurandolo che li datii che potrebbe imporre sopra li vini e for-
maggi basterebbono a mantener li presidj ordinarj per difesa
di quella Valle. Molti consideravano al pontefice che il ritornar
la Valtellina alli Grisoni e rimetter in mano degli heretici li
cattolici non si poteva da esso ne si dovea se non con gran-
dissimo scandalo e danno eseguire, che darla ai Spagnoli niuno
n'havrebbe assentito, et ai Francesi o ad altri quelli non lo per-
metterebbono; ne meglio vi fosse che si conservasse alla chiesa
la Valtellina, non contenendo alcun' altra conditione di mo-
mento quel paese che dei passi, che si possono havere o pre-
tender per venirsene et andarsene oltre ai monti: questi restando
in potesta del pontefice patre comune, gli havrebbe aperti e con-
cessi sempre secondo il bisogno e necessita d'ogn'uno. Le ra-
gioni se bene poco fondate non lasciano di far impressione, e
talvolta anche persuadono dove apparisce alcuna speranza di
eomodo et utile. Del concetto se ne lascio intender la Sta Sua,
et aggiunse anco, quando vi fosse qualche difficolta nel restar
alla chiesa, ne si potrebbe investir un suo nipote. Era pro-
mosso dai Spagnoli il partito, a loro pero ne ai Francesi pia-
ceva: in fine si fermo da Silleri il trattato ben noto a V. Se-
renita, che non fu in Francia approvato dal re, in particolare
nella parte che Spagnoli avessero il passo per le genti che an-
dassero in Fiandra e per le medesime solo che ritornassero:
poiche il formar della Valtellina una quarta lega, che tanto pre-
tesero Spagnoli, meno il pontefice v'assenti. Fu mutato per
questa causa l'ambasciatore, o fosse per la caduta del cancel-
liere e di Puysieux segretario, l'uno fratello e l'altro nipote del
medesimo Silleri. E giunse in Roma monsr di Bettune, mini-
stro di miglior consiglio, di piu generosi e risoluti partiti, dis-

Relatione di Roma 1627.

fare tanto arduo li primi giorni del ponteficato, uscito e non
ben ancora rimesso da una grave indispositione, con il pensiero
più applicato al primo che a questo negotio, causò forse che
si lasciò correr molte cose che allora il provedervi non era dif-
ficile, sicome il remediarvi poi dopo riuscì impossibile. Fu
il deposito della Valtellina fatto dai Spagnoli in mano di Gre-
gorio XV, e Chiavenna con il suo contado la consegnarono
con le medesime conditioni al presente pontefice. Le prime ne-
gotiationi passarono per mano del commendatore Silleri con
tanta cantela e secretezza che il certo d’esse non solo si co-
municava alli ministri di V. Serenità, che pure ne doveano
aver tanta parte, ma con fatica veniva a loro notitia il vero di
quanto si trattava. In niuna altra cosa premeva il pontefice
che nel ricevere soddisfattione per il pagamento delli presidj
ch’egli teneva nelli forti della Valle, e dopo infinite doglian-
ze et instanze conseguì, credo, fra l’uno e l’altro re intorno
200 m. scudi. Questo danaro andò diminuendo il dispiacere del
deposito, che prima e dopo anche dannò sempre grandemente,
stimando non esser sollevato dall’ interesse, niuno pregiudicio
potesse apportarle la longhezza et irresolutione di tal maneggio.

Quelli del Valtellina s’offerivano al papa per vassalli, as-
sicurandolo che li datii che potrebbe imporre sopra li vini e for-
maggi basterebbono a mantener li presidj ordinarj per difesa
di quella Valle. Molti consideravano al pontefice che il ritornar
la Valtellina alli Grisoni e rimetter in mano degli heretici li
cattolici non si poteva da esso nè si dovea se non con gran-
dissimo scandalo e danno eseguire, che darla ai Spagnoli niuno
n’havrebbe assentito, et ai Francesi o ad altri quelli non lo per-
metterebbono; nè meglio vi fosse che si conservasse alla chiesa
la Valtellina, non contenendo alcun’ altra conditione di mo-
mento quel paese che dei passi, che si possono havere o pre-
tender per venirsene et andarsene oltre ai monti: questi restando
in potestà del pontefice patre comune, gli havrebbe aperti e con-
cessi sempre secondo il bisogno e necessità d’ogn’uno. Le ra-
gioni se bene poco fondate non lasciano di far impressione, e
talvolta anche persuadono dove apparisce alcuna speranza di
eomodo et utile. Del concetto se ne lasciò intender la S Sua,
et aggiunse anco, quando vi fosse qualche difficoltà nel restar
alla chiesa, ne si potrebbe investir un suo nipote. Era pro-
mosso dai Spagnoli il partito, a loro però nè ai Francesi pia-
ceva: in fine si fermò da Silleri il trattato ben noto a V. Se-
renità, che non fu in Francia approvato dal re, in particolare
nella parte che Spagnoli avessero il passo per le genti che an-
dassero in Fiandra e per le medesime solo che ritornassero:
poiche il formar della Valtellina una quarta lega, che tanto pre-
tesero Spagnoli, meno il pontefice v’assentì. Fu mutato per
questa causa l’ambasciatore, o fosse per la caduta del cancel-
liere e di Puysieux segretario, l’uno fratello e l’altro nipote del
medesimo Silleri. E giunse in Roma monsr di Bettune, mini-
stro di miglior consiglio, di più generosi e risoluti partiti, dis-

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[415/0427] Relatione di Roma 1627. fare tanto arduo li primi giorni del ponteficato, uscito e non ben ancora rimesso da una grave indispositione, con il pensiero più applicato al primo che a questo negotio, causò forse che si lasciò correr molte cose che allora il provedervi non era dif- ficile, sicome il remediarvi poi dopo riuscì impossibile. Fu il deposito della Valtellina fatto dai Spagnoli in mano di Gre- gorio XV, e Chiavenna con il suo contado la consegnarono con le medesime conditioni al presente pontefice. Le prime ne- gotiationi passarono per mano del commendatore Silleri con tanta cantela e secretezza che il certo d’esse non solo si co- municava alli ministri di V. Serenità, che pure ne doveano aver tanta parte, ma con fatica veniva a loro notitia il vero di quanto si trattava. In niuna altra cosa premeva il pontefice che nel ricevere soddisfattione per il pagamento delli presidj ch’egli teneva nelli forti della Valle, e dopo infinite doglian- ze et instanze conseguì, credo, fra l’uno e l’altro re intorno 200 m. scudi. Questo danaro andò diminuendo il dispiacere del deposito, che prima e dopo anche dannò sempre grandemente, stimando non esser sollevato dall’ interesse, niuno pregiudicio potesse apportarle la longhezza et irresolutione di tal maneggio. Quelli del Valtellina s’offerivano al papa per vassalli, as- sicurandolo che li datii che potrebbe imporre sopra li vini e for- maggi basterebbono a mantener li presidj ordinarj per difesa di quella Valle. Molti consideravano al pontefice che il ritornar la Valtellina alli Grisoni e rimetter in mano degli heretici li cattolici non si poteva da esso nè si dovea se non con gran- dissimo scandalo e danno eseguire, che darla ai Spagnoli niuno n’havrebbe assentito, et ai Francesi o ad altri quelli non lo per- metterebbono; nè meglio vi fosse che si conservasse alla chiesa la Valtellina, non contenendo alcun’ altra conditione di mo- mento quel paese che dei passi, che si possono havere o pre- tender per venirsene et andarsene oltre ai monti: questi restando in potestà del pontefice patre comune, gli havrebbe aperti e con- cessi sempre secondo il bisogno e necessità d’ogn’uno. Le ra- gioni se bene poco fondate non lasciano di far impressione, e talvolta anche persuadono dove apparisce alcuna speranza di eomodo et utile. Del concetto se ne lasciò intender la Stà Sua, et aggiunse anco, quando vi fosse qualche difficoltà nel restar alla chiesa, ne si potrebbe investir un suo nipote. Era pro- mosso dai Spagnoli il partito, a loro però nè ai Francesi pia- ceva: in fine si fermò da Silleri il trattato ben noto a V. Se- renità, che non fu in Francia approvato dal re, in particolare nella parte che Spagnoli avessero il passo per le genti che an- dassero in Fiandra e per le medesime solo che ritornassero: poiche il formar della Valtellina una quarta lega, che tanto pre- tesero Spagnoli, meno il pontefice v’assentì. Fu mutato per questa causa l’ambasciatore, o fosse per la caduta del cancel- liere e di Puysieux segretario, l’uno fratello e l’altro nipote del medesimo Silleri. E giunse in Roma monsr di Bettune, mini- stro di miglior consiglio, di più generosi e risoluti partiti, dis-

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 415. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/427>, abgerufen am 26.11.2024.