Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836. al cardinal Farnese. che se ben fino a un certo termine posson coprirsi con la forza et con la disobbedienza d'altri, benche quando s'havessi a dis- cutere si trovarebbe da dire assai, hora et un pezzo fa et per honor loro et per quel che sono obbligati secondo dio et se- condo il mondo si potrebber portare altrimenti di quel che fanno. Noi siamo entrati nel trattato poi fatto a Fiorenza con quelli di Borbone per mano del sigre vicere et dipoi non osservato, perche non vogliamo parer d'haver tolto assunto di fare il male contra chi e stato causa di trattarci cosi, li quali dio giu- dichi con el suo giusto giudicio; doppo la misericordia del quale verso di noi et della sua chiesa non speriamo in altro che nella religione, fede et virtu dell' imperatore; che essendoci noi con- dotti dove siamo per l'opinione che havevamo di esso con el frutto che s'aspetta a tal parte ci ritragga et ponga tanto piu alto quanto siamo in basso. Dalla cui Mta aspettiamo della ignominia et danni patiti infinitamente quella satisfattione che S. Mta ci puo dare eguale alla grandezza sua et al debito, se alcuna se ne potesse mai trovare al mondo che bastasse alla minima parte. Non entraremo esprimendo i particolari a torre la gratia dei concetti, che doviam sperare che havra et che ci man- dera a proporre. Dicono che mettendoci al piu basso grado di quel che si possi domandare et che e per esser piu presto vergogna a S. Mta a non conceder piu et a noi a non doman- dare che parer duro a farlo, che da S. Mta dovrebber venire queste provisioni: Che la persona nostra, el sacro colleggio et la corte dello Et se alcuno sentendo questo si burlera di noi, rispondiamo 16. Sommario dell' istoria d'Italia dall' anno 1512 insino a 1527 scritto da Francesco Vettori. Ein überaus merkwürdiges Werkchen, von einem in die Geschäfte al cardinal Farnese. che se ben fino a un certo termine posson coprirsi con la forza et con la disobbedienza d’altri, benche quando s’havessi a dis- cutere si trovarebbe da dire assai, hora et un pezzo fa et per honor loro et per quel che sono obbligati secondo dio et se- condo il mondo si potrebber portare altrimenti di quel che fanno. Noi siamo entrati nel trattato poi fatto a Fiorenza con quelli di Borbone per mano del sigre vicerè et dipoi non osservato, perche non vogliamo parer d’haver tolto assunto di fare il male contra chi è stato causa di trattarci così, li quali dio giu- dichi con el suo giusto giudicio; doppo la misericordia del quale verso di noi et della sua chiesa non speriamo in altro che nella religione, fede et virtù dell’ imperatore; che essendoci noi con- dotti dove siamo per l’opinione che havevamo di esso con el frutto che s’aspetta a tal parte ci ritragga et ponga tanto piu alto quanto siamo in basso. Dalla cui Mtà aspettiamo della ignominia et danni patiti infinitamente quella satisfattione che S. Mtà ci può dare eguale alla grandezza sua et al debito, se alcuna se ne potesse mai trovare al mondo che bastasse alla minima parte. Non entraremo esprimendo i particolari a torre la gratia dei concetti, che doviam sperare che havrà et che ci man- derà a proporre. Dicono che mettendoci al piu basso grado di quel che si possi domandare et che è per esser piu presto vergogna a S. Mtà a non conceder piu et a noi a non doman- dare che parer duro a farlo, che da S. Mtà dovrebber venire queste provisioni: Che la persona nostra, el sacro colleggio et la corte dello Et se alcuno sentendo questo si burlerà di noi, rispondiamo 16. Sommario dell’ istoria d’Italia dall’ anno 1512 insino a 1527 scritto da Francesco Vettori. 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al cardinal Farnese.
che se ben fino a un certo termine posson coprirsi con la forza
et con la disobbedienza d’altri, benche quando s’havessi a dis-
cutere si trovarebbe da dire assai, hora et un pezzo fa et
per honor loro et per quel che sono obbligati secondo dio et se-
condo il mondo si potrebber portare altrimenti di quel che fanno.
Noi siamo entrati nel trattato poi fatto a Fiorenza con quelli
di Borbone per mano del sigre vicerè et dipoi non osservato,
perche non vogliamo parer d’haver tolto assunto di fare il
male contra chi è stato causa di trattarci così, li quali dio giu-
dichi con el suo giusto giudicio; doppo la misericordia del quale
verso di noi et della sua chiesa non speriamo in altro che nella
religione, fede et virtù dell’ imperatore; che essendoci noi con-
dotti dove siamo per l’opinione che havevamo di esso con el
frutto che s’aspetta a tal parte ci ritragga et ponga tanto piu
alto quanto siamo in basso. Dalla cui Mtà aspettiamo della
ignominia et danni patiti infinitamente quella satisfattione che
S. Mtà ci può dare eguale alla grandezza sua et al debito, se
alcuna se ne potesse mai trovare al mondo che bastasse alla
minima parte. Non entraremo esprimendo i particolari a torre la
gratia dei concetti, che doviam sperare che havrà et che ci man-
derà a proporre. Dicono che mettendoci al piu basso grado
di quel che si possi domandare et che è per esser piu presto
vergogna a S. Mtà a non conceder piu et a noi a non doman-
dare che parer duro a farlo, che da S. Mtà dovrebber venire
queste provisioni:
Che la persona nostra, el sacro colleggio et la corte dello
stato tutto temporale et spirituale siamo restituiti in quel grado
ch’era quando furon fatte l’indutie col sigr vicerè, et non ci
gravare a pagare un denaro dell’ obbligato.
Et se alcuno sentendo questo si burlerà di noi, rispondiamo
che se le cose di sopra son vere, et si maraviglia che ci acquie-
tiamo di questo, ha gran raggione; ma se gli paresse da do-
vero strano, consideri con che bontà lo giudica o verso Cesare o
verso noi: se verso Cesare, consideri bene che ogni volta che
non si promette di S. Mtà e questo e molto piu, che lo fa gia
partecipe di tutto quel male che qui è passato: ma se verso noi
diciamo che iniquamente ci vuole detrarre quello che nessuno
mai ardirebbe di far buona mente. Nè si deve guardare che
siamo qui, ma si bene come ci siamo, et che è pur meglio
far con virtù et giudicio quello che finalmente el tempo in ogni
modo ha da portare, se non in vita nostra, in quella d’altri.
16.
Sommario dell’ istoria d’Italia dall’ anno 1512 insino a 1527
scritto da Francesco Vettori.
Ein uͤberaus merkwuͤrdiges Werkchen, von einem in die Geſchaͤfte
des Hauſes Medici und alle italieniſchen tief eingeweihten geſcheid-
ten Manne, Freunde Machiavells und Guicciardinis. Ich fand es
in der Bibliothek Corſini zu Rom; doch konnte ich es nur excerpiren.
Ich wuͤrde es ſonſt zum Druck befoͤrdern, deſſen es hoͤchſt wuͤrdig iſt.
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