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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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Instruttione

perdita nella morte di Leone, si messe difficolta tale nell' espe-
ditione delle cose dette non come si fusse trattato di uno stato
gia stabilito et debito per conto molto diverso et inferiore ai
meriti grandi che s'erono aggiunti prima di disputare, non al-
trimenti che se la casa de Medici gli fusse stata nemica, facendo
objettioni di sorte che ancorche fusse stata in quel termine, non
si devevon fare, perche la fede et quel che s'e una volta pro-
messo si vuol servare in ogni tempo, pure si replico et mostro
il torto che si riceveva talmente che in cambio di sperar piu
o di havere almeno interamente quello che era promesso d'uno
stato di XVI m. scudi, VI di Sa Mta propria et X m. di dote
che si doveva dare, si risolvette in tre, nel qual tempo essendo
il cardinale de Medici bene informato di tutto, se S. S. Rma non
si mosse dalla devotione di Sa Mta perseverando non come trat-
tato ut supra ma come se fusse stato remunerato a satieta, si
potrebbe dire che l'havessi fatto per forza, essendo la potenza
dell' imperatore fermata di sorte che non poteva far altro, overo
per mancarli partito con altri prencipi, overo per trovarsi in qual-
che gran necessita nella quale fussi piu pronto prestar ajuto all'
imperatore che ad altri: ma chi si ricorda dello stato di quei
tempi, che e facile essendo assai fresca la memoria, conoscera che
l'esercito e parte imperiale in Italia per el nuovo soccorso che i
Francesi havean mandato reparando l'esercito et forze loro,
con l'Illma Sigria, era in grandissimo pericolo, et in mano d'al-
cuno era piu in Italia per l'opportunita del stato amici, parenti,
dependentie, denari et gente, che del cardinale de Medici far ca-
der la vittoria in quella parte dove gli fusse parso a S. S.
Rma salda nella volonta verso l'imperatore, cercavono opprimerlo,
non solo poteva sperare ajuto dalli Cesarei, ma essi male have-
rebbon fatto i fatti loro se da S. S. Rma non havesser ricevuto
ogni sorte di ajuto tanto ad acquistar la vittoria quanto a man-
tenerla, essendosi spogliato fino all' ossa et se et la patria per
pagare una grossa impositione che fu imposta per contribuire et
pagar l'essercito et tenerlo unito. Direi volentieri, connumerando
tutti i beneficii, officii et meriti infiniti del cardinale de Medici
et di casa sua, qualche amorevol demostratione che Sa Mta o
specie di grattitudine havessi usato inverso di loro, cosi per dire
il vero come per scusare in questo modo questa perseverantia
mai interrotta per alcun accidente verso Sa Mta et difenderla
da chi la volessi chiamare piu tosto ostinatione che vero giudi-
cio, ma non vi essendo niente non lo posso far di nuovo, salvo
se non si dicesse che in cambio di XXII m. sc. d'entrata perduti
in Francia Sa Mta gli ordino sopra Toledo una pensione di X
m. sc., dei quali ancora in parte ne resta creditore. E' vero che
nelle lettere che Sa Mta scriveva in Italia a tutti li suoi ministri
et oratori et capitani gli faceva honorifica mentione di S. S. Rma, et
cometteva che facessin capo a quella et ne tenessero gran conto
per insino a cometterli che se dio disponesse della Sta Mria d'A-
driano, non attendessero a far papa altri che S. S. Rma: donde
nasceva che tutti facevano nei negotii loro capo a Fiorenza et

Instruttione

perdita nella morte di Leone, si messe difficoltà tale nell’ espe-
ditione delle cose dette non come si fusse trattato di uno stato
gia stabilito et debito per conto molto diverso et inferiore ai
meriti grandi che s’erono aggiunti prima di disputare, non al-
trimenti che se la casa de Medici gli fusse stata nemica, facendo
objettioni di sorte che ancorche fusse stata in quel termine, non
si devevon fare, perche la fede et quel che s’è una volta pro-
messo si vuol servare in ogni tempo, pure si replicò et mostrò
il torto che si riceveva talmente che in cambio di sperar piu
o di havere almeno interamente quello che era promesso d’uno
stato di XVI m. scudi, VI di Sa M propria et X m. di dote
che si doveva dare, si risolvette in tre, nel qual tempo essendo
il cardinale de Medici bene informato di tutto, se S. S. Rma non
si mosse dalla devotione di Sa M perseverando non come trat-
tato ut supra ma come se fusse stato remunerato a satietà, si
potrebbe dire che l’havessi fatto per forza, essendo la potenza
dell’ imperatore fermata di sorte che non poteva far altro, overo
per mancarli partito con altri prencipi, overo per trovarsi in qual-
che gran necessità nella quale fussi piu pronto prestar ajuto all’
imperatore che ad altri: ma chi si ricorda dello stato di quei
tempi, che è facile essendo assai fresca la memoria, conoscerà che
l’esercito e parte imperiale in Italia per el nuovo soccorso che i
Francesi havean mandato reparando l’esercito et forze loro,
con l’Illma Sigria, era in grandissimo pericolo, et in mano d’al-
cuno era piu in Italia per l’opportunità del stato amici, parenti,
dependentie, denari et gente, che del cardinale de Medici far ca-
der la vittoria in quella parte dove gli fusse parso a S. S.
Rma salda nella volontà verso l’imperatore, cercavono opprimerlo,
non solo poteva sperare ajuto dalli Cesarei, ma essi male have-
rebbon fatto i fatti loro se da S. S. Rma non havesser ricevuto
ogni sorte di ajuto tanto ad acquistar la vittoria quanto a man-
tenerla, essendosi spogliato fino all’ ossa et se et la patria per
pagare una grossa impositione che fu imposta per contribuire et
pagar l’essercito et tenerlo unito. Direi volentieri, connumerando
tutti i beneficii, officii et meriti infiniti del cardinale de Medici
et di casa sua, qualche amorevol demostratione che Sa M o
specie di grattitudine havessi usato inverso di loro, così per dire
il vero come per scusare in questo modo questa perseverantia
mai interrotta per alcun accidente verso Sa M et difenderla
da chi la volessi chiamare piu tosto ostinatione che vero giudi-
cio, ma non vi essendo niente non lo posso far di nuovo, salvo
se non si dicesse che in cambio di XXII m. sc. d’entrata perduti
in Francia Sa M gli ordinò sopra Toledo una pensione di X
m. sc., dei quali ancora in parte ne resta creditore. E’ vero che
nelle lettere che Sa M scriveva in Italia a tutti li suoi ministri
et oratori et capitani gli faceva honorifica mentione di S. S. Rma, et
cometteva che facessin capo a quella et ne tenessero gran conto
per insino a cometterli che se dio disponesse della Sta Mria d’A-
driano, non attendessero a far papa altri che S. S. Rma: donde
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[246/0258] Instruttione perdita nella morte di Leone, si messe difficoltà tale nell’ espe- ditione delle cose dette non come si fusse trattato di uno stato gia stabilito et debito per conto molto diverso et inferiore ai meriti grandi che s’erono aggiunti prima di disputare, non al- trimenti che se la casa de Medici gli fusse stata nemica, facendo objettioni di sorte che ancorche fusse stata in quel termine, non si devevon fare, perche la fede et quel che s’è una volta pro- messo si vuol servare in ogni tempo, pure si replicò et mostrò il torto che si riceveva talmente che in cambio di sperar piu o di havere almeno interamente quello che era promesso d’uno stato di XVI m. scudi, VI di Sa Mtà propria et X m. di dote che si doveva dare, si risolvette in tre, nel qual tempo essendo il cardinale de Medici bene informato di tutto, se S. S. Rma non si mosse dalla devotione di Sa Mtà perseverando non come trat- tato ut supra ma come se fusse stato remunerato a satietà, si potrebbe dire che l’havessi fatto per forza, essendo la potenza dell’ imperatore fermata di sorte che non poteva far altro, overo per mancarli partito con altri prencipi, overo per trovarsi in qual- che gran necessità nella quale fussi piu pronto prestar ajuto all’ imperatore che ad altri: ma chi si ricorda dello stato di quei tempi, che è facile essendo assai fresca la memoria, conoscerà che l’esercito e parte imperiale in Italia per el nuovo soccorso che i Francesi havean mandato reparando l’esercito et forze loro, con l’Illma Sigria, era in grandissimo pericolo, et in mano d’al- cuno era piu in Italia per l’opportunità del stato amici, parenti, dependentie, denari et gente, che del cardinale de Medici far ca- der la vittoria in quella parte dove gli fusse parso a S. S. Rma salda nella volontà verso l’imperatore, cercavono opprimerlo, non solo poteva sperare ajuto dalli Cesarei, ma essi male have- rebbon fatto i fatti loro se da S. S. Rma non havesser ricevuto ogni sorte di ajuto tanto ad acquistar la vittoria quanto a man- tenerla, essendosi spogliato fino all’ ossa et se et la patria per pagare una grossa impositione che fu imposta per contribuire et pagar l’essercito et tenerlo unito. Direi volentieri, connumerando tutti i beneficii, officii et meriti infiniti del cardinale de Medici et di casa sua, qualche amorevol demostratione che Sa Mtà o specie di grattitudine havessi usato inverso di loro, così per dire il vero come per scusare in questo modo questa perseverantia mai interrotta per alcun accidente verso Sa Mtà et difenderla da chi la volessi chiamare piu tosto ostinatione che vero giudi- cio, ma non vi essendo niente non lo posso far di nuovo, salvo se non si dicesse che in cambio di XXII m. sc. d’entrata perduti in Francia Sa Mtà gli ordinò sopra Toledo una pensione di X m. sc., dei quali ancora in parte ne resta creditore. E’ vero che nelle lettere che Sa Mtà scriveva in Italia a tutti li suoi ministri et oratori et capitani gli faceva honorifica mentione di S. S. Rma, et cometteva che facessin capo a quella et ne tenessero gran conto per insino a cometterli che se dio disponesse della Sta Mria d’A- driano, non attendessero a far papa altri che S. S. Rma: donde nasceva che tutti facevano nei negotii loro capo a Fiorenza et

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 246. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/258>, abgerufen am 22.11.2024.